Sui fondi di private equity si è scritto molto. Qualcuno li celebra come paladini dell’efficienza globale, altri li percepiscono come entità inquietanti pronte a ghermire ogni possibile preda per fare profitti “a qualsiasi costo”. Come di consueto, il manicheismo non aiuta. Da un lato, infatti, i fondi di private equity possono favorire gli investimenti di imprese in fase di start-up, caratterizzate da fatturati simbolici e da strutture finanziarie…
“La quotazione in borsa della Fincantieri, anche di minoranza, appare in prospettiva… una stupidaggine dannosa tanto a chi la effettua (il governo e lo stato) quanto a chi la subisce (i lavoratori)”. Il giudizio, senza appello, è di Duccio Valori, ex direttore centrale dell’Iri (il Manifesto, 11 luglio). La contrapposizione con la proposta del top management del gruppo non poteva essere più netta.
La sprezzante risposta del gip Clementina Forleo (“rimarrò soggetta, come sempre, solo alla legge”) ai puntuali rilievi che il Capo dello Stato, nelle sue funzioni di Presidente del Csm, ha indirettamente rivolto alle sue due ordinanze – dopo la loro pubblicazione sulla stampa, in attesa di essere inviate al parlamento – non lascia presagire nulla di buono. In altre circostanze quelle parole sarebbero state archiviate…
La questione dei cosiddetti fondi sovrani – gli investimenti all’estero di capitale pubblico, per lo più cinese o delle “tigri asiatiche” – è un logico sviluppo della nuova Bretton Woods informale, stabilitasi tra Stati Uniti e Cina sin dal decennio scorso, in barba ai comunicati finali dei vari G7 e G8. Dopo oltre dieci anni di elevatissimi tassi di crescita e surplus commerciali, la liaison finanziaria secondo la quale la Cina tiene svalutato il renminbi…
E’ difficile la comparazione tra l’azione della Bce e quella della Fed nella recente crisi dei mercati: troppo diverse le “condizioni al contorno”, gli assetti operativi, il quadro istituzionale. Tuttavia, dal modo in cui le due istituzioni si sono mosse, è possibile ricavare alcune interessanti lezioni. Forse ancora memore dell’infausta esperienza del ’29 (“i tassi di interesse vanno alzati”, diceva allora la vulgata corrente…)
La crisi finanziaria connessa alla pratica dei mutui facili presenta caratteri inediti: da un lato – per ora – genera più inquietudine che perdite; dall’altro, investe più intensamente il nucleo centrale del sistema finanziario globale che non le sue diramazioni periferiche. Basta scorrere l’elenco delle banche maggiormente implicate per vedere che i rischi più alti li corrono le principali case inglesi e americane.
Chi si ricorda della “Greenspan put”? Così si definiva la fiducia che il mercato riponeva, dinanzi alle avversità, nell’intervento di Alan Greenspan, deus ex machina che avrebbe abbassato i tassi, inondato di liquidità gli operatori e risolto, in un tripudio generale di “euforia irrazionale”, qualsiasi problema. Si può discutere se le banche centrali debbano considerare, fra i parametri che prendono come riferimento per la fissazione…
La forza e il prestigio di un paese risiedono in grande misura – oggi più che mai – nella capacità di partecipare ai processi internazionali di innovazione: nei modelli istituzionali e organizzativi; nell’industria, nelle tecnologie e nella ricerca; nella cultura. La globalizzazione porta con sé, quale apparente paradosso, il nuovo protagonismo dei singoli stati, che si contrappone peraltro alla crisi delle organizzazioni internazionali tradizionali.
Il gruppo Fiat torna a parlare all’Italia. Dopo l’estate, Sergio Marchionne è intervenuto in due contesti non consueti per un dirigente d’azienda: il 22 settembre ha tenuto un discorso durante un convegno organizzato a Mattinata, in Puglia, dall’Università di Foggia e dalla rivista L’Industria (di cui Romano Prodi presiede il comitato scientifico), pubblicato il 23 settembre come editoriale del Corriere della sera, seguito da un ampio dibattito.
Il 22 Novembre Mario Draghi e Alessandro Profumo si sono diffusi, in ambiti diversi ma entrambi in lingua inglese, sulle prospettive dell’industria bancaria dopo la crisi dei mutui subprime. Draghi, che teneva una lettura presidenziale a Francoforte, ha descritto le fantastiche trasformazioni avvenute di recente nel settore bancario internazionale evidenziando due fattori: la crescita dimensionale da un lato; l’innovazione tecnologica…
Seppure con qualche ritardo, presto sarà pienamente operativo il nuovo Programma europeo per il sostegno alle aree meno sviluppate, che riverserà nel mezzogiorno risorse aggiuntive per diverse decine di miliardi di euro. L’entità di queste risorse – e la circostanza (più che verosimile) che non potranno essere rese disponibili nella stessa misura anche per il periodo successivo – ha generato un ampio dibattito…
In attesa che le principali case finanziarie internazionali diffondano i loro consuntivi, si può già dire con certezza che il 2007 è stato l’anno che ha sconvolto l’assetto della globalizzazione finanziaria che avevamo conosciuto finora. La cosiddetta crisi dei mutui altro non è che la crisi del sistema delle grandi banche globali. E’ ipocrisia, infatti, riferire gli sconquassi finanziari in corso al problema dei mutui “subprime”…