La crisi finanziaria connessa alla pratica dei mutui facili presenta caratteri inediti: da un lato – per ora – genera più inquietudine che perdite; dall’altro, investe più intensamente il nucleo centrale del sistema finanziario globale che non le sue diramazioni periferiche. Basta scorrere l’elenco delle banche maggiormente implicate per vedere che i rischi più alti li corrono le principali case inglesi e americane.

E’ difficile la comparazione tra l’azione della Bce e quella della Fed nella recente crisi dei mercati: troppo diverse le “condizioni al contorno”, gli assetti operativi, il quadro istituzionale. Tuttavia, dal modo in cui le due istituzioni si sono mosse, è possibile ricavare alcune interessanti lezioni. Forse ancora memore dell’infausta esperienza del ’29 (“i tassi di interesse vanno alzati”, diceva allora la vulgata corrente…)

Costruire automobili su larga scala è l’attività più complessa che esista nell’industria contemporanea. Vent’anni fa si diceva che per sopravvivere in un mercato globale dell’auto bisognasse produrre almeno 3 milioni di vetture l’anno. Oggi, con il prepotente ingresso di nuovi attori globali come Cina, India, Russia e Brasile, quella soglia minima è già salita a 6 milioni. Una quota che Sergio Marchionne ha detto di voler raggiungere attraverso un complesso piano di espansione dei volumi di produzione…

Il gruppo Fiat torna a parlare all’Italia. Dopo l’estate, Sergio Marchionne è intervenuto in due contesti non consueti per un dirigente d’azienda: il 22 settembre ha tenuto un discorso durante un convegno organizzato a Mattinata, in Puglia, dall’Università di Foggia e dalla rivista L’Industria (di cui Romano Prodi presiede il comitato scientifico), pubblicato il 23 settembre come editoriale del Corriere della sera, seguito da un ampio dibattito.

La forza e il prestigio di un paese risiedono in grande misura – oggi più che mai – nella capacità di partecipare ai processi internazionali di innovazione: nei modelli istituzionali e organizzativi; nell’industria, nelle tecnologie e nella ricerca; nella cultura. La globalizzazione porta con sé, quale apparente paradosso, il nuovo protagonismo dei singoli stati, che si contrappone peraltro alla crisi delle organizzazioni internazionali tradizionali.

Salvo clamorose svolte dell’ultimo minuto, Mario Draghi sarà il prossimo governatore della Banca centrale europea. Una scelta che nel nostro paese è stata accompagnata da commenti entusiastici. Francesco Giavazzi, sul Corriere della Sera, mette tra i meriti di Draghi anche quello di aver contribuito, con un’attenta opera di vigilanza, a tenere le nostre banche fuori dalla crisi. Non c’è dubbio che l’Italia abbia avuto meno difficoltà di altri grandi paesi europei. Ma questo non dipende tanto dalle scelte di Draghi…