E’ sicuro che gli storici di domani faranno non poca fatica a capire. E certo non li aiuterà a orientarsi leggere quel che scriveva il loro più illustre predecessore, Paolo Mieli, agli inizi del 2008. “Qui in Italia non è mai accaduto – si legge infatti nel suo editoriale dell’8 febbraio – che il principale partito della sinistra si mettesse nelle condizioni di candidarsi davvero a governare, con un programma coerente di riforme coraggiose…

Di questi tempi il discorso pubblico sembra vittima della sindrome del “gioco a somma zero”, per cui ogni decisione politica si risolverebbe sempre in un braccio di ferro tra gruppi di pressione, forze, partiti, dove a un vincitore deve corrispondere sempre un vinto. Quindi: non è possibile fare buone riforme se non scontentando qualcuno (corollario: più sono gli scontenti migliore è la riforma); il dialogo sociale è un freno al raggiungimento di soluzioni ottimali…

In Germania la crisi dei socialdemocratici è tema di dibattito quotidiano. Da quando Kurt Beck ha autorizzato l’Spd a stringere accordi con la Linke (la sinistra radicale) anche nei Länder dell’ovest – una mossa che in campagna elettorale aveva esplicitamente escluso – l’Spd continua a perdere consensi. Ma tutti si affannano così testardamente attorno alla malconcia Spd, tutti sono così impegnati…

Walter Veltroni e Silvio Berlusconi dialogano. E questa, nell’Italia di oggi, è una notizia. Viene in mente il famoso quadro raffigurante una pipa sopra la scritta: “Questa non è una pipa”. Non perché quello tra Veltroni e Berlusconi non sia un dialogo, ma perché non dovrebbe essere una notizia. O almeno non dovrebbe esserlo – per ripetere una citazione che è recentemente tornata di gran moda – in un paese normale.