Da un po’ di tempo, già prima delle recenti prese di posizione di Dario Franceschini e Walter Veltroni sulla riforma elettorale, c’è qualcosa che suona poco convincente nel modo in cui esponenti politici e politologi vicini al segretario del Pd declinano il tema della vocazione maggioritaria del nuovo partito. Si tratta di un punto delicato, sul quale all’inizio della fase costituente è sembrato esserci un consenso generalizzato…

Walter Veltroni e Silvio Berlusconi dialogano. E questa, nell’Italia di oggi, è una notizia. Viene in mente il famoso quadro raffigurante una pipa sopra la scritta: “Questa non è una pipa”. Non perché quello tra Veltroni e Berlusconi non sia un dialogo, ma perché non dovrebbe essere una notizia. O almeno non dovrebbe esserlo – per ripetere una citazione che è recentemente tornata di gran moda – in un paese normale.

Nella nuova stagione, nel nuovo bipolarismo, ma soprattutto nel nuovo partito che Walter Veltroni ha guidato alle elezioni del 13 e 14 aprile, a quanto pare, non è previsto il dissenso. Non sono ammesse critiche da parte di eletti, elettori o dirigenti del Pd, che sarebbero un segno di resistenza al cambiamento, manovre di apparato, trame di palazzo. Insomma, un complotto. E non sono ammesse critiche neppure dalla stampa…