In America si riaccende periodicamente il dibattito sugli scenari militari in Iraq, sintetizzabile in un paio di domande: la forza della guerriglia si sta attenuando oppure resta immutata? La strategia scelta dal comando alleato…
Analisi e commenti
Si sono appena chiuse le urne del primo turno presidenziale in Francia. Ci sono tre notizie, due buone e una cattiva. Cominciamo dalla cattiva, come si conviene: Nicolas Sarkozy, il campione del gollismo, ha un’affermazione molto forte. Ottiene circa il 30 per cento dei voti e parte favorito per il secondo turno: nella sua posizione di destra netta, decisionista e neo-autoritaria non avrà difficoltà a incamerare gran parte dell’11 per cento ottenuto dal nazionalista Jean-Marie Le Pen…
Con tutto il rispetto che meritano le persone, gli studi, le cattedre e le prestigiose testate che ospitano le opinioni di tanti autorevoli intellettuali, crediamo sia venuto il momento di porre senza tanti giri di parole un problema che riguarda gli attori del nostro dibattito pubblico. Sia chiaro sin d’ora che nulla abbiamo da eccepire sulla professionalità di studiosi quali Luca Ricolfi, Francesco Billari o Antonio Agosta. Quello che qui vorremmo discutere e sollevare come problema è l’emergere di una nuova figura pubblica, quella dell’intellettuale statistico, che nulla ha a che vedere con i concreti meriti o demeriti delle persone qui citate solo a mo’ di esempio…
Assuefazione o vocazione alla sconfitta. Fatto sta che a Milano il centrosinistra perde nettamente le elezioni amministrative: calano i votanti rispetto alle politiche ma aumenta lo scarto di voti tra le due coalizioni a favore del centrodestra. Esiste una chiave di lettura della sconfitta?
L’ottima affermazione di Hamas alle elezioni amministrative palestinesi di giovedì scorso – nelle città della Cisgiordania di Jenin, Nablus, El-Bireh – ha suscitato una grande eco e preoccupazione sulla stampa europea e statunitense, e una domanda: Hamas (acronimo per Harakat Al-Muqauuama Al-Islamiya, cioè “Movimento di Resistenza Islamica”) è destinato a conseguire una storica vittoria nelle prossime e cruciali elezioni politiche palestinesi del 25 gennaio 2006?
Nel rischioso e ancora instabile dopoguerra libanese, la comunità internazionale adesso ha la possibilità di lavorare per cominciare a sciogliere molti dei nodi che soffocano il Medio Oriente, e che si sono venuti aggrovigliando con l’intervento angloamericano in Iraq. Per deficit di potenza, se non per scelta analitica e intellettuale, è infatti di nuovo in voga l’azione politica multilaterale, il concerto delle nazioni fuori e dentro gli organismi internazionali…
Quando il 14 febbraio l’ex primo ministro sunnita Rafiq Hariri fu ucciso da un’autobomba a Beirut, la rivolta popolare contro la Siria che ne seguì fece parlare l’occidente di una “rivoluzione dei cedri”...
Su Umberto Galimberti e sul suo intervento a proposito della scuola italiana pubblicato domenica su Repubblica se ne potrebbero dire tante. Si potrebbe, ad esempio, notare l’uso un po’ stucchevole e sintatticamente discutibile (ma forse qualche suo ammiratore lo considererebbe “oracolare”) di frasi che cominicano con “ma” ed “e”. Si potrebbe anche ragionare su come spesso i filosofi si compiacciano di trasformarsi in tuttologi…
La via che unisce l’Europa alla Cina si incunea attraverso ex superpotenze, future…
“Non sussiste l’esimente del diritto di critica allorché un magistrato venga accusato di svolgere indagini politiche, in quanto siffatta espressione, evocando l’intenzione di favorire una determinata forza politica a scapito di un’altra, assume una portata offensiva, risolvendosi in un attacco alla sfera morale della persona”. Non può la critica spingersi sino a sostenere “l’asservimento della funzione giudiziaria a interessi personali, partitici, politici, ideologici”. Non importa qui la fattispecie concreta, ovvero se le parole effettivamente usate da Vittorio Sgarbi nei confronti del pool antimafia guidato al tempo da Giancarlo Caselli esorbitassero o meno dalla critica per sfociare in denigrazione, come asserito dall’avvocato Guido Calvi…
L’Iran e i suoi tremila anni di storia non sono mai stati facilmente comprensibili per il resto del mondo. I greci e i romani lo hanno a lungo combattuto, raramente hanno tentato di dialogarci. Per questo non stupisce l’odierna incomprensione sul vero significato degli ultimi atteggiamenti verso il mondo esterno adottati dal nuovo presidente Ahmadinejad, peraltro anche lui un oggetto misterioso. L’incomprensione è antica e culturalmente ben radicata. E il fatto che sul tavolo ci sia soprattutto la questione nucleare…
Le cose migliori succedono quando sono via. Ero all’estero quando Lapo Elkann si spinse ai limiti clinici della maschile propensione...