Il risiko italiano non ha deluso le aspettative di chi ha puntato le sue carte sul rinnovo del patto di Mediobanca a marzo, e sull’assemblea di Generali ad aprile. La maxi espansione della galassia bresciana che si raccoglie intorno alla callida guida del professor Giovanni Bazoli ha suscitato reazioni, dopo mesi e mesi di apparente acquiescenza generale, e ora che gli eserciti si mettono in campo per sbarrarle la strada si tratta di capire se siamo in procinto di mere manovre d’interdizione…
Analisi e commenti
Io l’intervento di Veltroni non l’ho sentito. E, per 48 ore, neppure ho letto nessuna delle note politiche e sociologiche che, sobriamente, lo definivano il discorso di un leader naturale – di più: del leader che il paese attendeva – di meglio: dell’Imperatore Ideale della Sinistra che verrà. Insomma, io per due giorni ho involontariamente praticato la riduzione del danno e arginato le sofferenze. Il fatto è che, mentre si svolgeva l’ultimo congresso del partito che mi sono fin qui ostinata a votare
Marco Damilano, nel suo “Il partito di Dio” (Einaudi 2006) compie una ricognizione della situazione attuale della Chiesa italiana attingendo ai canoni dell’analisi politica. Il libro è infatti un reportage giornalistico di fine mestiere sulla “nuova galassia dei cattolici italiani”. In realtà la crosta sottile del confezionamento professionale fa trapelare di frequente l’appassionata militanza dell’autore, dalla parte dei cattolici democratici, nella lunga battaglia politica che ha attraversato tre decenni di vita della Chiesa italiana…
L’Economist, il venerato organo della City di Londra, ha pubblicato un inserto (ma tutti lo chiamano survey, beati loro!) sul declino economico e politico dell’Italia. Il Corriere della Sera (venerdì 25 Novembre, pagine da 1 a 8) ne ha offerto tempestivamente un generoso sunto e l’interpretazione autentica grazie a provvidenziali boxini…
Le nostre ultime elezioni non possono essere spiegate, nelle loro molteplici inspiegabilità, senza porsi una domanda: perché tutti sono stati tanto sorpresi…
Non sono sicuro che si possa al contempo trovarsi al centro di un dibattito e analizzarlo utilmente dal di fuori. A ogni modo io ho abbastanza testardaggine da provarci e i lettori di Left Wing possono giudicare. E allora procediamo. Cominciando per prima cosa con un’ammissione da parte mia: il Corriere della Sera, che ha innescato la tenzone, non ha soltanto utilizzato gli incolpevoli scandinavi e gli ancor più incolpevoli scandinavisti come proiettili di una fionda mediatica puntata contro il centrosinistra…
Il convegno della Chiesa italiana di Verona ha mantenuto almeno due previsioni della vigilia. Da un lato, la sensazione che...
A fine anno, è d’uopo interrogarsi su come sarà il prossimo. Parliamo un po’ fuori dai denti, allora, di quelli che metaforicamente si chiamano “poteri reali”. In Italia, almeno a immodesto giudizio di chi qui scrive, è inutile che pensiate alla politica, e da molti anni. Il potere più forte è senza ogni dubbio quello bancario. Ancora la settimana scorsa, Alessandro Penati su Repubblica ha aggiornato puntualmente i dati dello strapotere bancario…
Prima la politica, poi le banche, ora il calcio. L’Italia non è un paese spaccato in due, come una mela. L’Italia è un paese in via di spappolamento, come una mela cotta. A venire meno – o come minimo a mostrare crepe profonde, sotto i colpi degli scandali ricorrenti – sono le sue strutture portanti: prima un’intera classe dirigente, con l’assetto politico che l’aveva generata; poi le basi del suo sistema economico e finanziario, le banche; ora il principale fenomeno sociale di massa, il calcio, con tutto il suo peso economico, culturale e politico…
Sta accadendo qualcosa di grosso nel pensiero occidentale: una rivoluzione epocale nella concezione del tempo. Sto parlando, naturalmente, di quel che avviene nella giustizia sportiva. Quella che sta mettendo a processo Moggi & soci. Quella che ha escluso Ivan Basso dal Tour de France. Il metodo della giustizia sportiva, infatti, dischiude una precomprensione della temporalità sulla quale nessuno, a quanto ne so, ha finora riflettuto abbastanza…
Il 4 marzo Bush è arrivato in Pakistan per la prima visita di un presidente Usa da quella di Clinton nel marzo del 2000. Ma al contrario di Clinton non è stato solo cinque ore per sfuggire all’incontro con il presidente golpista Musharraf, bensì un giorno intero, e proprio per avere la possibilità di mostrare il legame tra i due paesi e tra i due presidenti. Malgrado la visita sia stata preceduta da un’autobomba che due giorni prima a Karachi ha ucciso un diplomatico Usa, e accompagnata da forti manifestazioni di protesta per il suo arrivo. Nessun commentatore ha dedicato molto spazio a questa accoglienza: è sembrata normale…
Signor Presidente, signore, onorevoli colleghi. Siamo giunti al termine, non di una lotta, ma di un dibattito, di una discussione elevata, ardente, appassionata…