La piazza democratica non è di sinistra o non è più solo di sinistra, ed è bene che sia così. La piazza è di chi si mobilita. E la destra sabato, non c’è dubbio, ha dimostrato una rilevante capacità di mobilitazione. Non è una novità: c’erano già state manifestazioni del centrodestra, pienamente riuscite, durante i governi dell’Ulivo. E prima ancora – lo diciamo senza voler sottintendere nessun improprio accostamento, sia chiaro – il nostro paese ha conosciuto Piazza Venezia e prima ancora le cosiddette “radiose giornate di maggio”, quando la piazza nazionalista riuscì a costringere il governo di allora nel grande carnaio della Prima guerra mondiale…
Analisi e commenti
Chi scrive tedia da mesi e da anni i lettori di varie riviste e giornali con un semplice e ormai quasi banale dato di fatto: le migliori pratiche del riformismo europeo sono soprattutto scandinave e hanno la loro principale radice nell’eredità storica e scientifica…
Nei sei ultimi decenni di pace vissuti dalla nostra Italia è difficile che le donne e gli uomini della nazione si siano trovati di fronte a momenti veramente drammatici, in cui dipendeva dalle loro scelte la sopravvivenza della patria. A tutti è stata data la possibilità di sbagliare. La sorte di essere messo, almeno una volta, di fronte a responsabilità terribili è toccata a Giuseppe Pisanu…
Mi sono fatto l’idea che una piccola cosa come il congresso dei Ds del Lazio abbia rappresentato lo scontro fra due modi di fare politica. E quindi anche di concepire il Partito democratico. Da una parte c’è chi attribuisce valore alle storie politiche che tentano di confluire nel Pd, tentando di portarci il modo in cui queste storie si sono organizzate nella società. Per costoro non è un problema, peraltro, fare congressi ds e poi anche dedicarsi, all’esterno, al movimento dei cittadini che vogliono entrare nel Partito democratico…
La lettura della nota impegnativa dei vescovi e le polemiche che ne sono seguite costringono ognuno di noi a riflettere. Riflettere sul Partito democratico, sulla cultura politica da cui dovrà scaturire, sul modo concreto in cui questo nuovo partito, sin dalla sua nascita, dovrà affrontare un tema antico e complesso quale il rapporto tra fede e impegno politico. Il che per noi significa riflettere innanzi tutto sul presidente Bartlet, sulla lettera dei sessanta parlamentari cattolici della Margherita e su Palmiro Togliatti…
L’editoriale di Giorgio Ferrari su Avvenire del 4 Gennaio merita una risposta. Il giornale della Chiesa italiana sostiene che la telefonata fra Piero Fassino e Giovanni Consorte “rivela senza mediazioni come il segretario del maggior partito di opposizione abbia necessità, per sentirsi protetto, di poter disporre di una banca”. Quindi si domanda come sia possibile che oggi “non ci si senta a proprio agio nel nido della politica senza il senso di sicurezza che deriva dall’avere una banca alle proprie spalle”...
Il risiko italiano non ha deluso le aspettative di chi ha puntato le sue carte sul rinnovo del patto di Mediobanca a marzo, e sull’assemblea di Generali ad aprile. La maxi espansione della galassia bresciana che si raccoglie intorno alla callida guida del professor Giovanni Bazoli ha suscitato reazioni, dopo mesi e mesi di apparente acquiescenza generale, e ora che gli eserciti si mettono in campo per sbarrarle la strada si tratta di capire se siamo in procinto di mere manovre d’interdizione…
Quale che sia l’esito del voto, nessuno può dubitare che dalle urne Ds e Forza Italia saranno confermati come primo e secondo partito del paese (verosimilmente in quest’ordine). Sono di gran lunga le maggiori forze politiche delle rispettive coalizioni e da oltre un decennio di quelle coalizioni determinano identità e fisionomia. Ma se molto si è discusso sui giornali delle difficoltà dei due poli e delle leadership di Silvio Berlusconi e Romano Prodi, assai minore attenzione è stata invece dedicata alla profonda crisi strategica in cui sembrano versare Forza Italia e Ds…
Una tonnellata di esplosivo ad alto potenziale può causare molti danni. Quella utilizzata il 14 febbraio scorso per uccidere l’ex premier libanese Rafiq Hariri, in particolare, continua a risuonare e a far tremare il complicato sistema politico siriano-libanese. Da quella data infatti è stato un succedersi di scossoni: il sussulto nazionalista e antisiriano in Libano (protettorato siriano di fatto dagli accordi di Ta’if del 1989) delle manifestazioni degli studenti, poi culminato nelle elezioni politiche di questa estate…
Sono in Iraq. Questo paese ha la proprietà magica di farmi sentire bene. E’ una nazione disgraziata e straziata da venticinque anni di ininterrotta violenza. Ma ecco che nell’assurdità della mente, proprio qui in mezzo alla guerra trovo la mia pace. Tutti i miei assilli quotidiani scompaiono. Entro in un mondo dove la vita, la sua salvaguardia, diventa un pensiero importante. E’ una regressione dei bisogni. Il cibo, l’acqua, la protezione. In questo posto, dove ogni piccolo risultato è un miracolo, sembra di rivivere fasi sorpassate nella storia della società umana…
Se si vuole fermare una guerra la prima cosa da fare è capire bene le cause che la generano, e quale ruolo hanno gli attori in campo. Dopo avere assistito sgomenti allo scoppio della crisi a Gaza e alla successiva crisi libanese, occorre dunque chiedersi: quali ne sono le cause profonde? La prima cosa da dire, in modo molto semplice, è questa: Israele è la parte offesa. Prima dal rapimento di un soldato nel suo territorio vicino Gaza, poi dal rapimento di altri due, sempre sul suo territorio, ma questa volta vicino al confine libanese…
Il nord Africa – in arabo “Maghreb” (occidente) – è sempre stato abbastanza isolato dal resto del medio oriente, e in particolare dal Mashrek (oriente), cioè l’area che va dall’Egitto all’Iraq. Tanto che una delle più belle definizioni di Maghreb è quella di “isola circondata da un mare d’acqua e uno di sabbia”. Oggi, per effetto di una guerra al terrorismo che in Medio Oriente l’Amministrazione Usa ha voluto interpretare giocando d’azzardo la carta del protagonismo politico sciita, di cui la punta avanzata è l’intervento in Iraq, tutto ciò sta velocemente cambiando…