Il rapporto tra politica e filosofia si mostra nell’accusa che generalmente viene mossa a entrambe dal cosiddetto senso comune, e dai suoi più o meno ingenui – spesso furbissimi – rappresentanti. Si mostra, intendiamo, nell’opinione diffusa che la politica, così come la filosofia, consista essenzialmente in chiacchiere inconcludenti. Fumisterie intellettualistiche nella migliore delle ipotesi, specchietti per le allodole nella peggiore. Già Benedetto Croce parlava con disprezzo della “credenza che le filosofie siano simili a invenzioni ingegnose e cervellotiche, o a fantasticherie…
Vince chi resiste in piedi un minuto in più del nemico”, teorizzava il duro della Fiom-Cgil Claudio Sabattini nel mezzo delle trattative più complicate. Lo aveva ripetuto anche nel 1980, durante l’occupazione di Mirafiori. Era il capo delle tute blu in sciopero, in segreto aveva raggiunto l’accordo con la Fiat, un anno di cassa integrazione a rotazione. Ma la mediazione fallì e Sabattini fu defenestrato. Fu Luciano Lama a dargli il benservito: “Sai come vanno le cose nel movimento operaio, serve un capro espiatorio”. Sabattini sapeva, capì e lasciò...
Il risiko italiano non ha deluso le aspettative di chi ha puntato le sue carte sul rinnovo del patto di Mediobanca a marzo, e sull’assemblea di Generali ad aprile. La maxi espansione della galassia bresciana che si raccoglie intorno alla callida guida del professor Giovanni Bazoli ha suscitato reazioni, dopo mesi e mesi di apparente acquiescenza generale, e ora che gli eserciti si mettono in campo per sbarrarle la strada si tratta di capire se siamo in procinto di mere manovre d’interdizione…
Grande attesa. Così scrive Fabio Tamburini sul Sole 24 Ore di sabato. Peccato che non ci spieghi da parte di chi. “Il lavoro dei magistrati sta di nuovo segnando i destini di molte partite in corso nel mondo dell’alta finanza. C’è grande attesa, ad esempio, per le intercettazioni raccolte nei mesi decisivi delle indagini sull’ex amministratore delegato della Banca popolare italiana Gianpiero Fiorani. Nei prossimi giorni i testi integrali verranno consegnati agli avvocati e, di conseguenza, diventeranno pubblici”. Proprio così: e di conseguenza diventeranno pubblici...
Per prima cosa, nelle scuole di giornalismo, dovrebbero insegnare che è proprio quando l’indignazione tocca l’apice, quando si ha l’impressione che tutti coloro che si considera responsabili dei peggiori mali del proprio tempo si mettano insieme e insieme congiurino per confermare tutti i propri più radicati pregiudizi nei loro confronti, quello è il momento in cui più che mai occorre misurare le parole. Prenderla alla larga, sorvegliare il linguaggio, procedere per gradi. Passo dopo passo. Primo passo. Beppe Grillo ha scritto sul suo blog (qui) un post dal titolo “Brigate Cgil”. Invitiamo a leggerlo per intero, ma per coglierne il senso bastano le ultime tre righe: “Farsi qualche domanda può aiutare a capire perché nella Cgil si annidassero dei pericolosi brigatisti. O più semplicemente delle persone che, sbagliando, non vedevano altre vie. Capirne 20 per evitarne 100.000”...
Abbiamo tutti tra i cinque e i sei anni. Turigliatto, che non si è più ripreso dalla visione di Candy Candy e, convinto di essere il principe della collina, vuole tornare a potare le rose. Rossi, che si lamenta nessuno voglia mangiare con lui, ed effettivamente è una vergogna che le maestre di sostegno non puniscano i bambini che isolano gli altri bambini, poi dice che non bisogna dare i soldi alle scuole private. Cossiga, che fa la smorfiosa e s’incapriccia e pesta i piedi perché Marini gli chiede di concludere il discorso nei tempi previsti. Velardi, che ogni volta che si trova di fronte una telecamera…
Due illusionisti di talento, che hanno cominciato insieme alla scuola di un vecchio professionista, rompono molto presto il loro sodalizio e passano il resto della loro esistenza nell’ossessione di mettere in scena ogni volta un numero migliore di quello dell’altro. Se il primo sperimenta in scena un nuovo trucco, il secondo si nasconde tra il pubblico per sabotarlo al momento giusto. E viceversa…
Il conflitto nella società aperta non è eludibile, e comunque non lo si può eliminare del tutto. Questa, soprattutto, la lezione che ci viene da Copenaghen e dai disordini che la sconvolgono in questi giorni. Agli esordi delle riforme che hanno reso il mercato del lavoro danese un caso di ispirazione unanimemente citato (anche troppo), i potenti sindacati nel 1996 immobilizzarono il paese per quasi un inverno…
Il disegno di legge Bindi-Pollastrini sui Dico, elaborato e redatto da Stefano Ceccanti (capo dell’ufficio legislativo del ministero delle Pari opportunità, nonché ex presidente della Fuci) e da Renato Balduzzi (presidente del Meic, il movimento che continua e rinnova la storia spirituale, culturale ed ecclesiale del Movimento laureati dell’Azione cattolica) non sembra avere portato ad altro se non alla fine…
Ripubblichiamo qui il documento dei sessanta parlamentari cattolici della Margherita, uscito l’8 febbraio 2007, che fu determinante nel respingere – anche se solo temporaneamente, purtroppo – l’offensiva dei teodem rutelliani e di quanti assieme a loro cercarono di far saltare il disegno di legge sulle coppie di fatto (Dico). Lo ripubblichiamo qui, oggi, a dimostrazione di quale sia la concezione della laicità che unisce Margherita e Ds, al di là delle distinzioni pretestuose, strumentali o ideologiche delle rispettive minoranze e degli opposti fanatismi. A volte, in politica, le sconfitte uniscono più delle vittorie. Con questo auspicio invitiamo a rileggere il documento.
Kim Kardashian è una ventisettenne americana di ottima famiglia – il padre fece parte del dream team di avvocati che salvò O.J. Simpson dall’ergastolo – nota per la una propensione verso gli artisti della scena hip-hop e per essere una presenza fissa alle feste dello star system. Per la verità Miss Kardashian non è nota, tranne forse ai più attenti lettori della Page Six del New York Post, ma lo sarà presto, perché un video privato che la ritrae mentre fa sesso con il rapper Ray J minaccia di venire diffuso da un momento all’altro, e perché la Vivid Entertainment – la Fox del porno, per capirci – ha pagato un milione di dollari per acquistare il video in questione da una non meglio specificata terza parte…