Nelle righe che seguono vogliamo avanzare l’ipotesi, puramente ricostruttiva e mancante di qualsiasi notizia riservata, che nella notte tra venerdì e sabato scorso il capo del governo uscente, dopo essersi accorto che Andreotti poteva essere eletto veramente alla presidenza del Senato (e non si limitava quindi a fargli fare un figurone davanti agli italiani moderati), sia stato costretto a correre in soccorso…
La piazza democratica non è di sinistra o non è più solo di sinistra, ed è bene che sia così. La piazza è di chi si mobilita. E la destra sabato, non c’è dubbio, ha dimostrato una rilevante capacità di mobilitazione. Non è una novità: c’erano già state manifestazioni del centrodestra, pienamente riuscite, durante i governi dell’Ulivo. E prima ancora – lo diciamo senza voler sottintendere nessun improprio accostamento, sia chiaro – il nostro paese ha conosciuto Piazza Venezia e prima ancora le cosiddette “radiose giornate di maggio”, quando la piazza nazionalista riuscì a costringere il governo di allora nel grande carnaio della Prima guerra mondiale…
Con tutto il rispetto che meritano le persone, gli studi, le cattedre e le prestigiose testate che ospitano le opinioni di tanti autorevoli intellettuali, crediamo sia venuto il momento di porre senza tanti giri di parole un problema che riguarda gli attori del nostro dibattito pubblico. Sia chiaro sin d’ora che nulla abbiamo da eccepire sulla professionalità di studiosi quali Luca Ricolfi, Francesco Billari o Antonio Agosta. Quello che qui vorremmo discutere e sollevare come problema è l’emergere di una nuova figura pubblica, quella dell’intellettuale statistico, che nulla ha a che vedere con i concreti meriti o demeriti delle persone qui citate solo a mo’ di esempio…
Mi sono fatto l’idea che una piccola cosa come il congresso dei Ds del Lazio abbia rappresentato lo scontro fra due modi di fare politica. E quindi anche di concepire il Partito democratico. Da una parte c’è chi attribuisce valore alle storie politiche che tentano di confluire nel Pd, tentando di portarci il modo in cui queste storie si sono organizzate nella società. Per costoro non è un problema, peraltro, fare congressi ds e poi anche dedicarsi, all’esterno, al movimento dei cittadini che vogliono entrare nel Partito democratico…
A volerne parlare ancora, la scelta di quei politici che, come Walter Veltroni, tendono a costruire la propria immagine intorno alla proclamazione multiforme di valori ed emozioni edificanti, può essere analizzata anche oltre le disfide per comandare oggi i Ds del Lazio e, domani (semmai) il Partito democratico. Perché questa analisi può portare a comprendere meglio certe evoluzioni della politica europea degli ultimi lustri. Potrebbe sembrare che il ricorso a una politica fortemente valoriale sia solo un espediente emozionale per creare coalizioni e alleanze in società sempre più “liquide” e poco coese…
La nota diramata dal Consiglio episcopale permanente “a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto” non contiene particolari novità. Vi si dichiara che “la legalizzazione delle unioni di fatto [è] inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo”, perché “deleteria per la famiglia”. Vi si sostiene che ancor più grave sarebbe “la legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile”...
A fine anno, è d’uopo interrogarsi su come sarà il prossimo. Parliamo un po’ fuori dai denti, allora, di quelli che metaforicamente si chiamano “poteri reali”. In Italia, almeno a immodesto giudizio di chi qui scrive, è inutile che pensiate alla politica, e da molti anni. Il potere più forte è senza ogni dubbio quello bancario. Ancora la settimana scorsa, Alessandro Penati su Repubblica ha aggiornato puntualmente i dati dello strapotere bancario…
La vicenda delle vignette su Maometto è la cartina di tornasole per misurare, ancora una volta con preoccupazione, quanto siano tesi, in questa caotica fase storica di transizione mondiale, i rapporti tra occidente e resto del mondo. E mentre in altri continenti ciò si esprime con una competizione economica, si pensi a Cina e India, o con il voto – per esempio in America Latina, ora un continente governato interamente dalla sinistra su basi di orgoglio indipendentista – i popoli arabi questo non riescono a farlo…
A voler dare ampiezza e profondità all’affaire delle caricature jutlandesi di Maometto occorre andare alla vittoria elettorale del centro-destra danese nell’autunno 2001. Una vittoria piena di discontinuità, che il vostro qui presente scandinavista aveva a sua volta stoltamente sottovalutato. In quei mesi del 2001, sconvolti dall’attentato delle Twin Towers, si andavano determinando alcune trasformazioni che per processo cumulativo avrebbero condotto alle circostanze odierne…
La coppa del mondo è un teatro dei paradossi. A chi piace veramente? Gli adepti dello spettacolo, quelli che, per ingenuità o marketing, impiegano come metro di giudizio il numero dei goal per giudicare la qualità calcistica, non saranno certo soddisfatti di come vanno le cose. Ma anche i competenti, quelli che hanno sempre cordialmente odiato il calcio-champagne, storcono giustamente il naso…