Posti di fronte alle difficoltà di includere anche i sunniti, il governo iracheno e gli Usa hanno scelto di promulgare comunque la Costituzione. La risposta non si è fatta attendere: il 14 settembre, non lontano da dove sull’Eufrate il 31 agosto erano morti almeno 700 iracheni sciiti in una calca provocata ad arte, ne sono periti altri cento in attesa di lavoro. Lo stesso giorno a Taji, un sobborgo di Baghdad, 17 sciiti sono stati presi dalle loro case e giustiziati…
Il rapporto tra politica e filosofia si mostra nell’accusa che generalmente viene mossa a entrambe dal cosiddetto senso comune, e dai suoi più o meno ingenui – spesso furbissimi – rappresentanti. Si mostra, intendiamo, nell’opinione diffusa che la politica, così come la filosofia, consista essenzialmente in chiacchiere inconcludenti. Fumisterie intellettualistiche nella migliore delle ipotesi, specchietti per le allodole nella peggiore. Già Benedetto Croce parlava con disprezzo della “credenza che le filosofie siano simili a invenzioni ingegnose e cervellotiche, o a fantasticherie…
Le ragioni e i confini della sovranità politica sono in tumultuosa trasformazione nel mondo di oggi. Sotto la spinta di fenomeni epocali – raggruppati in modo semplicistico e un po’ ideologico nel termine “globalizzazione” – tali ambiti sono mutati, anche se non tanto in modo formale (i confini degli stati sono sempre quelli) quanto in modo sostanziale e materiale. Esemplificazione massima di questo fenomeno sono appunto le elezioni americane…
A metà degli anni novanta, l’esito politico della vicenda di mani pulite e più in generale della crisi dei partiti della prima repubblica comportò uno spostamento massiccio di consensi dal campo delle forze democratiche…
Due piccole notizie, provenienti dal periferico Yemen, ci aiutano a comprendere meglio il quadro generale di una regione complicata e instabile come il Medio Oriente. Una regione che vive un momento di grande interventismo esterno, degli Usa in primo luogo: una guerra al terrorismo fatta in Iraq con eserciti regolari, una seconda guerra portata avanti in tutta la regione con intelligence e reparti specializzati, una terza fatta di interventi politici in favore della democrazia. Purtroppo la prima – mal concepita – crea un riflesso di chiusura identitaria…
Berlusconi ha perso, non per l’esito delle elezioni, ma per lo stesso motivo per il quale Garibaldi ha vinto. Ovvero: in Italia, così come non si può parlare male di Garibaldi nonostante la sua fine politica e militare ingloriosa, non si può parlare bene di Berlusconi. Il quale, in altre parole, non è riuscito a far diventare cultura il suo credo, la sua posizione politica, le sue idee. E pertanto ancora oggi, dopo dodici anni di berlusconismo, per molti Berlusconi non è stato altro che il punto d’incontro di interessi, di malaffare, di indecenza umana e politica, e non piuttosto, come io credo sia stato, innanzitutto e perlopiù il portatore di alcune (buone) idee per l’Italia…
L’editoriale di Giorgio Ferrari su Avvenire del 4 Gennaio merita una risposta. Il giornale della Chiesa italiana sostiene che la telefonata fra Piero Fassino e Giovanni Consorte “rivela senza mediazioni come il segretario del maggior partito di opposizione abbia necessità, per sentirsi protetto, di poter disporre di una banca”. Quindi si domanda come sia possibile che oggi “non ci si senta a proprio agio nel nido della politica senza il senso di sicurezza che deriva dall’avere una banca alle proprie spalle”...
Ho avuto l’illuminazione venerdì sera, quando l’abituale pisolo davanti alle Invasioni barbariche è stato interrotto dall’apparizione di Daniele Silvestri, che è sempre tanto un bel giovane e merita ogni attenzione. Il problema – ha detto Silvestri a un certo punto – è che si è Abbassato il Livello del Dibattito. In Italia, certo, diceva lui. Ma io pensavo: soprattutto sui giornali scandalistici. Perché la questione non è (solo) che non c’è uno Star System adeguato al corrente millennio…
Arrivando al Palalottomatica sabato pomeriggio, entrando in spalti pienissimi, penso a Boston, alla convention dei Democratici del 2004 che lanciava gli ultimi mesi di corsa di Kerry. L’ultimo giorno, dopo l’accettazione dell’allora futuro sconfitto, c’è stato un piccolo episodio, insignificante forse, anche se evidente nella diretta televisiva della Cnn. Kerry aveva appena terminato il discorso e i palloni che dovevano cadere dall’alto e riempire il Fleet Center tardavano a scendere. La festa di lancio perde il gran finale colorato e giocoso, evidenziato da un infido microfono acceso…