In occidente ha prodotto grande sconcerto il risultato uscito dal turno di ballottaggio delle elezioni presidenziali iraniane, che ha visto la vittoria imprevista di un oscuro candidato conservatore sul “centrista” Rafsanjani. E dopo alcuni momenti di attonito silenzio, è cominciata la gran cassa dei commenti tesi a gettare ombre sui risultati…
Gli eventi bellici in Medio Oriente mettono a nudo molte questioni. Innanzi tutto la debolezza della politica in questa fase storica e il vuoto che lascia, in questo caso riempito dalle armi, in altri dalle contestazioni protestatarie. Si tratta di una questione centrale anche per noi europei, e non solo perché l’Europa subisce l’ennesimo conflitto alle porte di casa senza avere la forza politica di intervenire, salvo per l’importante conferenza sul Libano del prossimo mercoledì a Roma. Ma anche perché questa debolezza della politica, a cui si surroga solo temporaneamente con l’inventiva personale, come nel caso che abbiamo appena citato, investe anche la stessa costruzione europea…
Quale che sia l’esito del voto, nessuno può dubitare che dalle urne Ds e Forza Italia saranno confermati come primo e secondo partito del paese (verosimilmente in quest’ordine). Sono di gran lunga le maggiori forze politiche delle rispettive coalizioni e da oltre un decennio di quelle coalizioni determinano identità e fisionomia. Ma se molto si è discusso sui giornali delle difficoltà dei due poli e delle leadership di Silvio Berlusconi e Romano Prodi, assai minore attenzione è stata invece dedicata alla profonda crisi strategica in cui sembrano versare Forza Italia e Ds…
Molti dei cinquantamila no global che sabato hanno sfilato a Roma contro la direttiva Bolkestein, con tutta probabilità, domenica erano tra i milioni di elettori del centrosinistra che hanno votato alle primarie. E dagli altermondialisti cattolici della Rete Lilliput ai sindacalisti della Cgil, si può presumere che una parte non irrilevante di essi abbia votato per Romano Prodi, presidente di quella Commissione europea che ha varato la direttiva sulla concorrenza. Si può scommettere, invece, che nessuno dei manifestanti di sabato avesse in tasca una copia dell’ultimo libro di Giulio Tremonti…
Il ritiro di Israele da Gaza rappresenta per palestinesi e israeliani quello che in Italia è stato per l’Unione l’approvazione della riforma elettorale avanzata da Berlusconi: un evento che marca un deciso cambio di fase politica, almeno dal punto di vista tattico. E dunque costringe, volenti o nolenti, a rivedere strategie e disegni. Ciò è particolarmente vero per Hamas, che a Gaza ha la sua base militante e di consenso più consistente. Il ritiro dei coloni e delle truppe israeliane schierate a loro difesa non si è rivelato…
Quando i partiti discutono di legge elettorale solitamente diventano noiosi, si addentrano nei tecnicismi e allontanano gli elettori. Tuttavia la legge elettorale non è un dato tecnico, ma la grammatica di una democrazia. Il modo in cui i partiti la maneggiano ne rivela la visione del paese. Dall’inizio degli anni Novanta il discorso sulla legge elettorale, con il passaggio al maggioritario e la ricorrente evocazione del suo “spirito”, ha fornito gran parte del suo lessico…
Il Partito democratico non serve alla sinistra italiana, non serve ai gruppi dirigenti e nemmeno ai militanti di Ds e Margherita, non serve al centrosinistra nel suo complesso. E’ all’Italia che serve un partito democratico, perché è la democrazia italiana che da quindici anni vede le sue strutture portanti piegarsi sotto il peso di una delegittimazione crescente, che non a caso si è accompagnata alla progressiva espropriazione delle sue prerogative e dei suoi poteri…
Napoli, seminario di formazione politica dei Ds. Il mio intervento, da tecnico, è sulla comunicazione in vista della campagna elettorale. Inizio con la metafora dello stadio vuoto di Philip Gould, non nuova a chi segue i ragionamenti sulla comunicazione politica…