No, questa volta non sono d’accordo con Claudio Velardi, con i liberal ds di LibertàEguale, con Emanuele Macaluso. Sul caso Unipol-Consorte, non ci si può fermare al sospetto personale per il conto che il manager della compagnia bolognese aveva alla Bpi, e per questo far questione di principio sul fatto che il vertice del Botteghino deve scaricarlo, perché guadagnare personalmente su compravendite azionarie è riprovevole. E si può invece aprire gli occhi su quanto sta avvenendo…
L’importante è mettersi d’accordo sulle aspettative. Chi rumina pallone sa che la coppa del mondo non è la rassegna delle squadre più forti del mondo. Al massimo, oggi, è la vetrina delle individualità tecniche e di pochi lampi collettivi. Non era così una volta, ma questo è il segno dei tempi, futile abbandonarsi ai rimpianti. Per chi non se ne fosse accorto, tutto è accaduto nella rivoluzione passiva degli anni ’80-’90…
Assistendo all’agonia di Sharon – perlomeno del primo ministro non più in carica, se non dell’uomo – e alla partecipazione con cui viene seguita sia in Israele sia nelle cancellerie di tutto il mondo, ci si pone questa domanda: come è avvenuto che Ariel Sharon – l’uomo che l’ex primo ministro Menachem Begin non voleva nominare ministro della difesa perché temeva potesse “circondare l’ufficio del primo ministro con i carri armati”, l’uomo che dopo la debâcle del Libano nel 1982…
Nel rischioso e ancora instabile dopoguerra libanese, la comunità internazionale adesso ha la possibilità di lavorare per cominciare a sciogliere molti dei nodi che soffocano il Medio Oriente, e che si sono venuti aggrovigliando con l’intervento angloamericano in Iraq. Per deficit di potenza, se non per scelta analitica e intellettuale, è infatti di nuovo in voga l’azione politica multilaterale, il concerto delle nazioni fuori e dentro gli organismi internazionali…
Mamma mia, i valori. Il fatto inquietante è che a questo giro di giostra, da una parte come dall’altra, si parli poco di interessi e molto, troppo di valori. Mamma mia, i valori. Ce n’è per tutti i gusti. Versione uno: sapeste com’è ridotto l’Occidente. A dire la verità, non sapremmo nemmeno dire con precisione che cosa sia, l’Occidente…
Ripubblichiamo qui l’intervista rilasciata da Arturo Parisi a Dario Di Vico, uscita sul Corriere della sera del 4 agosto 2005, nel pieno delle polemiche sulle scalate ad Antonveneta, Banca nazionale del lavoro e Rizzoli-Corriere della sera (il titolo originale era: “Allarme di Parisi: torna la questione morale”; catenaccio: “«Dalla Rai alle banche troppe commistioni tra la politica e l’economia» «Su Unipol esitazioni dei Ds. Inevitabile la supplenza della magistratura»”)
Di questi tempi il discorso pubblico è letteralmente impestato di richiami ai valori e di lamentazioni sulla decadenza dei costumi. Ci piacerebbe pertanto che il manifesto del Partito democratico, cui lavorano tante illustri personalità, desse almeno un timido segnale di riscossa intellettuale e morale. Ci piacerebbe, anzitutto, che fosse un manifesto. Il che significa conciso abbastanza da poter essere affisso alle pareti e negli appositi spazi, senza bisogno di stamparne il testo in caratteri minuscoli. E scritto con parole comprensibili e chiare a tutti, senza bisogno di note esplicative in fondo…
Il libro-intervista di Roberto Colaninno con Rinaldo Gianola non poteva uscire in un momento migliore. Primo tempo (Rizzoli) è la storia di un imprenditore partito da una piccola azienda, passato poi dalla Sogefi all’Olivetti e di qui ripartito per la “madre di tutte scalate”, quella alla Telecom. Un colosso che avrebbe conquistato, gestito per pochi anni e infine abbandonato tra molte amarezze, per ricominciare ancora una volta da capo con la Piaggio, che proprio ora si appresta al debutto in Borsa…