Quando i partiti discutono di legge elettorale solitamente diventano noiosi, si addentrano nei tecnicismi e allontanano gli elettori. Tuttavia la legge elettorale non è un dato tecnico, ma la grammatica di una democrazia. Il modo in cui i partiti la maneggiano ne rivela la visione del paese. Dall’inizio degli anni Novanta il discorso sulla legge elettorale, con il passaggio al maggioritario e la ricorrente evocazione del suo “spirito”, ha fornito gran parte del suo lessico…
A pochi giorni dalle elezioni che secondo tutti i giornali avrebbero dovuto segnarne il trionfo, lo Spiegel non ha esitato a dichiarare giunto il momento di scrivere “il necrologio del conservatorismo tedesco”. Ma forse si potrebbe parlare più in generale di una lenta agonia dell’intera destra europea. Non si tratta semplicemente dell’esaurirsi di un breve ciclo, quello seguito all’onda di sinistra prevalsa durante gli anni di Clinton e non casualmente coinciso con l’ascesa di Bush…
Dopo l’atroce strage di Qana, dove sono morti 54 civili tra cui decine di bambini, è più difficile, almeno emotivamente, discutere della conferenza di Roma e argomentare del suo sostanziale successo. Anche perché il corso degli avvenimenti sul terreno potrebbe prendere la strada che già prese nel 1996 dopo un’analoga e terribile strage durante l’operazione Grapes of Wrath condotta dall’esercito israeliano contro Hizballah, e finita con il crollo proprio a Qana di un palazzo sede degli osservatori Onu…
Ripubblichiamo qui l’articolo comparso su Repubblica il 3 gennaio 2006, a firma Marco Mensurati, dal titolo: “Le intercettazioni – Ricucci: Rcs? Io vinco, è matematico”. Sottotitolo: “Ho quattro alleati con il 2%. E Romiti, Edison e Bertazzoni vendono…”
Ripubblichiamo qui l’intervista rilasciata dall’allora deputato del Pds Franco Bassanini ad Antonio Padellaro, uscita sull’Espresso del 31 maggio 1992, nel pieno del dibattito sull’elezione del presidente della Repubblica (l’occhiello recitava: “Quirinale/candidati mancati – Il consigliere di Craxi in corsa per il Colle? Il deputato Bassanini ha avuto un sussulto: lui non lo avrebbe mai votato. Qui spiega perché”)...
Il risiko italiano non ha deluso le aspettative di chi ha puntato le sue carte sul rinnovo del patto di Mediobanca a marzo, e sull’assemblea di Generali ad aprile. La maxi espansione della galassia bresciana che si raccoglie intorno alla callida guida del professor Giovanni Bazoli ha suscitato reazioni, dopo mesi e mesi di apparente acquiescenza generale, e ora che gli eserciti si mettono in campo per sbarrarle la strada si tratta di capire se siamo in procinto di mere manovre d’interdizione…
Nel rischioso e ancora instabile dopoguerra libanese, la comunità internazionale adesso ha la possibilità di lavorare per cominciare a sciogliere molti dei nodi che soffocano il Medio Oriente, e che si sono venuti aggrovigliando con l’intervento angloamericano in Iraq. Per deficit di potenza, se non per scelta analitica e intellettuale, è infatti di nuovo in voga l’azione politica multilaterale, il concerto delle nazioni fuori e dentro gli organismi internazionali…
Abbiamo tutti tra i cinque e i sei anni. Turigliatto, che non si è più ripreso dalla visione di Candy Candy e, convinto di essere il principe della collina, vuole tornare a potare le rose. Rossi, che si lamenta nessuno voglia mangiare con lui, ed effettivamente è una vergogna che le maestre di sostegno non puniscano i bambini che isolano gli altri bambini, poi dice che non bisogna dare i soldi alle scuole private. Cossiga, che fa la smorfiosa e s’incapriccia e pesta i piedi perché Marini gli chiede di concludere il discorso nei tempi previsti. Velardi, che ogni volta che si trova di fronte una telecamera…
C’è molta confusione sul concetto di comunicazione politica. A proposito del governo Prodi e della Finanziaria, per esempio, si dice che ci sono stati errori di comunicazione. La stessa cosa si era detta per altri provvedimenti del governo Berlusconi, una coincidenza che non è certo un buon segno né un segno di discontinuità; un mal comune che non fa mezzo gaudio. Che cosa sarà mai dunque questa sempre evocata e mai da nessuno compiutamente governata “comunicazione politica”?
Il conflitto nella società aperta non è eludibile, e comunque non lo si può eliminare del tutto. Questa, soprattutto, la lezione che ci viene da Copenaghen e dai disordini che la sconvolgono in questi giorni. Agli esordi delle riforme che hanno reso il mercato del lavoro danese un caso di ispirazione unanimemente citato (anche troppo), i potenti sindacati nel 1996 immobilizzarono il paese per quasi un inverno…