La lettura della nota impegnativa dei vescovi e le polemiche che ne sono seguite costringono ognuno di noi a riflettere. Riflettere sul Partito democratico, sulla cultura politica da cui dovrà scaturire, sul modo concreto in cui questo nuovo partito, sin dalla sua nascita, dovrà affrontare un tema antico e complesso quale il rapporto tra fede e impegno politico. Il che per noi significa riflettere innanzi tutto sul presidente Bartlet, sulla lettera dei sessanta parlamentari cattolici della Margherita e su Palmiro Togliatti…
Per prima cosa, nelle scuole di giornalismo, dovrebbero insegnare che è proprio quando l’indignazione tocca l’apice, quando si ha l’impressione che tutti coloro che si considera responsabili dei peggiori mali del proprio tempo si mettano insieme e insieme congiurino per confermare tutti i propri più radicati pregiudizi nei loro confronti, quello è il momento in cui più che mai occorre misurare le parole. Prenderla alla larga, sorvegliare il linguaggio, procedere per gradi. Passo dopo passo. Primo passo. Beppe Grillo ha scritto sul suo blog (qui) un post dal titolo “Brigate Cgil”. Invitiamo a leggerlo per intero, ma per coglierne il senso bastano le ultime tre righe: “Farsi qualche domanda può aiutare a capire perché nella Cgil si annidassero dei pericolosi brigatisti. O più semplicemente delle persone che, sbagliando, non vedevano altre vie. Capirne 20 per evitarne 100.000”...
L’analisi della storia politica della Chiesa italiana negli ultimi vent’anni che Marco Damilano ha proposto nel suo intervento su Left Wing due settimane fa, richiamata settimana scorsa dalla recensione del suo libro “Il partito di Dio” a firma di Ignazio Vacca, è certamente rigorosa sul piano storico e si può sintetizzare così: gli anni Novanta e il governo ruiniano della Chiesa italiana hanno portato a un mutamento di rotta e al sostanziale smantellamento della posizione montiniana, fucina, cattolico-democratica entrata in crisi già sul finire degli anni Settanta…
«Ognuno corre e corre per vincere», ha detto Marco Follini nell’intervista a Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera in cui rilancia la Grande coalizione dopo le elezioni, e sembra di sentire un sospiro di vago disgusto dietro le lenti. Già, che orrore partecipare alle elezioni per vincere. E che schifo giocare nel campionato di serie A per arrivare primi, non si potrebbe pensare a una classifica bloccata? Che brutta cosa il conflitto, la competizione, l’alternanza degli schieramenti, la democrazia…
Due illusionisti di talento, che hanno cominciato insieme alla scuola di un vecchio professionista, rompono molto presto il loro sodalizio e passano il resto della loro esistenza nell’ossessione di mettere in scena ogni volta un numero migliore di quello dell’altro. Se il primo sperimenta in scena un nuovo trucco, il secondo si nasconde tra il pubblico per sabotarlo al momento giusto. E viceversa…
Se si vuole fermare una guerra la prima cosa da fare è capire bene le cause che la generano, e quale ruolo hanno gli attori in campo. Dopo avere assistito sgomenti allo scoppio della crisi a Gaza e alla successiva crisi libanese, occorre dunque chiedersi: quali ne sono le cause profonde? La prima cosa da dire, in modo molto semplice, è questa: Israele è la parte offesa. Prima dal rapimento di un soldato nel suo territorio vicino Gaza, poi dal rapimento di altri due, sempre sul suo territorio, ma questa volta vicino al confine libanese…
Quale che sia l’esito del voto, nessuno può dubitare che dalle urne Ds e Forza Italia saranno confermati come primo e secondo partito del paese (verosimilmente in quest’ordine). Sono di gran lunga le maggiori forze politiche delle rispettive coalizioni e da oltre un decennio di quelle coalizioni determinano identità e fisionomia. Ma se molto si è discusso sui giornali delle difficoltà dei due poli e delle leadership di Silvio Berlusconi e Romano Prodi, assai minore attenzione è stata invece dedicata alla profonda crisi strategica in cui sembrano versare Forza Italia e Ds…
Se è vero che tutti gli uomini sono filosofi, come diceva Antonio Gramsci, in quanto ognuno di noi nel corso della vita assume, interpreta e rielabora una concezione del mondo che è sempre e inevitabilmente, anche nei collage più originali e con i materiali più disparati, un prodotto dell’ambiente esterno; se è vero che tutti gli uomini sono uomini di partito (come abbiamo già avuto modo di dire, qui) non soltanto per le infinite reti di relazioni che oggi attraversano la società e dettano la loro linea tramite variopinte aristocrazie di tecnici…
Il disegno di legge Bindi-Pollastrini sui Dico, elaborato e redatto da Stefano Ceccanti (capo dell’ufficio legislativo del ministero delle Pari opportunità, nonché ex presidente della Fuci) e da Renato Balduzzi (presidente del Meic, il movimento che continua e rinnova la storia spirituale, culturale ed ecclesiale del Movimento laureati dell’Azione cattolica) non sembra avere portato ad altro se non alla fine…
In un recente viaggio in Danimarca e Svezia che mi è stato chiesto di organizzare per alcuni rappresentanti del centrosinistra ho potuto constatare come la ricerca di soluzioni avanzate nel campo del welfare…
In Francia, la famiglia reale è stata decapitata nel 1789, da una rivoluzione popolare e democratica destinata a cambiare il corso della storia dell’umanità. In Russia, i Romanov sono stati condannati a morte dalla rivoluzione bolscevica del 1917, che la storia del mondo ha segnato per quasi un secolo. In Italia, il figlio dell’ultimo re di Casa Savoia è stato ghigliottinato sulla pubblica piazza in questi giorni, a sessant’anni dalla fine della monarchia, attraverso intercettazioni pubblicate sui giornali…