Il gruppo Fiat torna a parlare all’Italia. Dopo l’estate, Sergio Marchionne è intervenuto in due contesti non consueti per un dirigente d’azienda: il 22 settembre ha tenuto un discorso durante un convegno organizzato a Mattinata, in Puglia, dall’Università di Foggia e dalla rivista L’Industria (di cui Romano Prodi presiede il comitato scientifico), pubblicato il 23 settembre come editoriale del Corriere della sera, seguito da un ampio dibattito.

In luglio ho trascorso alcuni giorni in una villa piena di lobbysti americani. Delle sentenze di cui mi sommergevano facendo previsioni sulle loro primarie – “Thompson is peaking too high too early”, “Giuliani is too of a leftist”, “Hillary is the only Dem who can get the nom, and she is the only Dem who can’t get the presidency”, e altre che ho ripetuto a pappagallo al ritorno, suscitando un certo sconcerto…

Commentando a caldo l’enorme affluenza alle primarie, Fabio Mussi ha dichiarato che “da solo il Partito democratico non andrà da...

Nei giorni in cui i due principali partiti del centrosinistra si apprestavano a dare vita al Partito democratico – attraverso un grandioso processo costituente che mentre scriviamo sta raccogliendo oltre due milioni di cittadini – a dominare il dibattito pubblico erano (ancora) la crisi della politica e la rivolta contro i partiti, considerati come oligarchie autoreferenziali e improduttive (la “casta”). Questo è il paradosso…

La forza e il prestigio di un paese risiedono in grande misura – oggi più che mai – nella capacità di partecipare ai processi internazionali di innovazione: nei modelli istituzionali e organizzativi; nell’industria, nelle tecnologie e nella ricerca; nella cultura. La globalizzazione porta con sé, quale apparente paradosso, il nuovo protagonismo dei singoli stati, che si contrappone peraltro alla crisi delle organizzazioni internazionali tradizionali.

L’ultima copertina dell’Espresso è emblematica di questi tempi qua. Il titolo è “Sesto potere” e nel catenaccio ci si chiede se il web sia democratico oppure un nuovo Grande Fratello. L’immagine è un puzzle di faccioni di Grillo, che parla, che gesticola, che fissa pensoso un punto lontano dai monitor di tanti pc. Giorni fa, poco dopo che il V-Day aveva portato in piazza migliaia di persone, si è aperto – per l’ennesima volta – il dibattito sui blog.

Chi si ricorda della “Greenspan put”? Così si definiva la fiducia che il mercato riponeva, dinanzi alle avversità, nell’intervento di Alan Greenspan, deus ex machina che avrebbe abbassato i tassi, inondato di liquidità gli operatori e risolto, in un tripudio generale di “euforia irrazionale”, qualsiasi problema. Si può discutere se le banche centrali debbano considerare, fra i parametri che prendono come riferimento per la fissazione…

Sulla prima pagina del Corriere della sera, ieri, Gian Antonio Stella ha citato un articolo del 1919 a firma di un antico e illustre collaboratore del suo giornale, Luigi Einaudi, il quale già allora osservava: “A Roma spadroneggia un piccolo gruppo di padreterni, i quali si sono persuasi, insieme con qualche ministro, di avere la sapienza infusa nel vasto cervello”. Quindi Einaudi proseguiva nella consueta polemica liberista…

In premessa sta anzitutto un’analisi ragionata dello scenario economico globale: delle nuove sfide della globalizzazione (così si dice). Per farvi fronte, la vecchia Europa deve ridisegnare – e sta ridisegnando – i sistemi di protezione sociale che ha potuto costruire nel corso del XX secolo in uno scenario geopolitico completamente diverso. Deve riformare il welfare, e i cambiamenti richiesti sono complessi e dolorosi…

La crisi finanziaria connessa alla pratica dei mutui facili presenta caratteri inediti: da un lato – per ora – genera più inquietudine che perdite; dall’altro, investe più intensamente il nucleo centrale del sistema finanziario globale che non le sue diramazioni periferiche. Basta scorrere l’elenco delle banche maggiormente implicate per vedere che i rischi più alti li corrono le principali case inglesi e americane.