In questi giorni si parla con sempre maggiore insistenza di una imminente e decisiva iniziativa istituzionale del presidente della Repubblica che potrebbe cambiare il corso dell’attuale crisi politica. In molti pronosticano elezioni a breve. Tutto, e prima di tutto il buon senso, suggerirebbe alla sinistra di prepararsi alla battaglia finale con Silvio Berlusconi, rimandando ogni altra discussione a tempi migliori. Ma quello che sta accadendo dentro il Partito democratico, dalle primarie di Napoli in poi…

Proviamo a dare ragione a Leonardo Sciascia in ciascuno dei momenti in cui il suo confronto con il Pci si è fatto teso, aspro, polemico, e dopo aver tutto concesso vediamo se una qualche essenziale ragione non stesse comunque dalla parte del Partito comunista. Emanuele Macaluso ha scritto un libro che ce ne offre l’occasione: “Leonardo Sciascia e i comunisti” (Feltrinelli). Libro bello, intenso, a tratti vibrante di commozione: per esempio nelle prime pagine, che raccontano come alcuni…

Dopo la grande crisi economica, persino sui giornali italiani si era tornati a parlare di manifattura e di fabbriche, e in tempi più recenti addirittura di operai. Lentamente, il primato della finanza, dei servizi e della comunicazione sulla produzione materiale dei beni era stato rimesso in discussione. E nel dibattito pubblico, come risvegliandosi da un lungo sonno, erano tornati la politica industriale, il conflitto distributivo, le condizioni di lavoro e i diritti dei lavoratori. A rompere definitivamente l’incantesimo…

Non contento di aver riempito intere pagine di analisi e previsioni sulla crisi che hanno fatto la fortuna degli sciocchezzari neoliberisti di mezzo mondo, Alberto Alesina è tornato alla carica sul Sole 24 Ore di ieri con i suoi vecchi cavalli di battaglia, peraltro già ampiamente trattati nel discusso libro scritto a quattro mani con Andrea Ichino: conflitto generazionale, modello universitario e meritocrazia. La tecnica è sempre la stessa. Consiste nella sistematica e deliberata trasformazione…

L’Assemblea nazionale è sospesa. Si farà un’altra volta (o forse in un altro luogo, chissà). È sospeso l’organo che ha competenza in materia di indirizzo della politica nazionale del partito: capo II, articolo 4 dello statuto del Partito democratico. Il Partito democratico è senza indirizzi di politica nazionale (oppure si tiene quelli che c’erano, chissà). Non si è fatto in tempo a scrivere che il risultato delle primarie di domenica arrideva al Pd e al suo segretario, che questi ha pensato bene…

Adesso finalmente è chiaro che cosa resterà di questo quasi-ventennio dominato dalla figura di Silvio Berlusconi. Resterà quello che abbiamo davanti agli occhi in questi giorni di telefonate d’insulti in diretta tv e di menzogna sistematica: tutta la vanità, soltanto la vanità, nient’altro che la vanità. Dopo la campagna condotta contro Gianfranco Fini, dopo l’indegno spettacolo di giornalisti e fotografi del gruppo a vario titolo sguinzagliati alle calcagna degli oppositori e di chiunque infastidisca il capo…

A rendere politicamente insostenibile la posizione di Silvio Berlusconi, questo strano campione della moral majority nostrana, non sono gli spettacolini che fino a ieri si svolgevano nel chiuso delle sue ville, ma lo spettacolo che è oggi davanti a ciascuno di noi: un’interminabile sfilata di prostitute di alto e bassissimo bordo, aspiranti favorite, inconsolabili innamorate che a turno intrattengono l’opinione pubblica mondiale sulle private abitudini del capo del governo italiano…

Ricapitolando, le cose sarebbero andate così: una sedicenne marocchina senza fissa dimora sarebbe riuscita a introdursi più volte in casa del presidente del Consiglio, facendogli credere di avere ventiquattro anni e raccontandogli un sacco di altre balle. Non solo. La stessa ragazza, approfittando vigliaccamente del suo buon cuore, sarebbe riuscita a spillare al nostro primo ministro diverse migliaia di euro. Non solo. Sempre lei, un’adolescente straniera senza fissa dimora, sarebbe riuscita…

Sono vent’anni che una corte di nani e ballerine si muove con alterne fortune sulla scena politica italiana, ed è ancora Rino Formica, che bollò con quest’espressione l’Assemblea nazionale del Psi, nel lontano 1991, a spiegare le cose come stanno: “Immaginate di stare in un salotto in cui non si ha nulla da dire. La serata non può che finire a barzellette, l’unico modo possibile per riempire quel vuoto imbarazzante e far contenti tutti. Ecco, Berlusconi vince alla stessa maniera”. Prima o poi, però, accadrà il contrario…

Non appena il dato sull’affluenza al referendum di Mirafiori è stato comunicato, si è diffusa l’idea che una partecipazione così alta, attorno al 94 per cento, avrebbe ridotto il peso degli estremisti e consegnato una vittoria schiacciante al fronte moderato. Il risultato finale è stato una vittoria del Sì con il 54 per cento, molto inferiore alle attese. Dunque, delle due l’una: o era sbagliata l’idea che l’alta affluenza avrebbe avvantaggiato i moderati, e noi pensiamo di no, oppure c’era qualcosa che non andava…

Il modello tedesco sembra essere diventato improvvisamente di gran moda, almeno per quanto riguarda le relazioni industriali. Dal Corriere della sera al Messaggero, dalla Stampa al Sole 24 Ore, non c’è editorialista che per sostenitore gli accordi di Mirafiori non porti a esempio la Germania. Persino Matteo Renzi, dovendo in qualche modo argomentare la sua posizione a favore di Sergio Marchionne, l’ha messa così: “In Germania i sindacati hanno fatto accordi intelligenti e il mondo delle auto va alla grande…”

A volte qualcuno ci domanda: ma perché vi occupate tanto del Partito democratico? Consapevoli di quanto la risposta possa apparire persino provocatoria, replichiamo che ce ne occupiamo tanto, anche criticamente, perché pensiamo sia l’unica cosa seria di cui occuparsi. Dalle sorti del Pd, infatti, non dipendono soltanto le sorti del centrosinistra e dell’opposizione. Come unico partito degno di questo nome ancora in circolazione, tra tanti partiti monopersonali e monouso, dal suo destino dipende…