A leggere le prime pagine di tutti i maggiori quotidiani europei sembra di assistere al remake di un brutto film. Questa volta, al posto della Grecia, c‘è l’Irlanda, che recita il ruolo dell’assassino di una Unione europea sempre al di sotto delle necessità e degli eventi. La crisi irlandese è però molto diversa dalla crisi greca, che aveva la sua origine in una serie di trucchi contabili. La “Tigre celtica”, come era chiamata dagli entusiasti pifferai di casa nostra, è stata a lungo indicata come un esempio da seguire…

“Tremonti è il più bravo ministro dell’Economia che c’è oggi in Europa: ha saputo tenere le redini ben salde, ha scontentato tutti, anche i ministri”. Lo dice Roberto Maroni…

Ogni volta che ci capita di leggere – e negli ultimi tempi capita sempre più di frequente – lunghe, pensose e poliedriche interviste a Walter Veltroni su come il Pd potrebbe tornare vincente, è difficile trattenere un ingenuo moto di sgomento. Nessuno, dopo Corea del Nord-Italia 1-0 ai mondiali del 1966, avrebbe consultato il ct Fabbri per chiedergli consiglio su come vincere la coppa del Mondo a Messico ’70. Nessuno proporrebbe a Claudio Scajola una conversazione sulle opportunità del mercato…

Nel dibattito a caldo sulle primarie milanesi, due mi sembrano le affermazioni degne di commento: la prima è che la sconfitta di Stefano Boeri sarebbe a giudizio quasi unanime una sconfitta politica del Pd, replica della sconfitta pugliese di Francesco Boccia contro Nichi Vendola. La seconda, per alcuni una conseguenza della prima, è che le primarie non sembrano funzionare come ci si aspettava, sia per la partecipazione sia per l’esito. Sotto il primo profilo, credo che dovremmo interrogarci…

Controllo di avere carta di identità e tessera elettorale, scendo le scale, attraverso la strada. Entro nella sezione di Sinistra e Libertà di via Appennini accolto da bandiere accasciate per la pioggia e dal saluto delle cinque persone che si prendono cura di questo seggio elettorale per le primarie del centrosinistra milanese; guardo la lavagna che dice che 144 persone hanno votato prima di me, chiedo come va, mi rispondono: “Mah, dai, abbastanza bene”. Facciamo quattro chiacchiere…

Tra tante discussioni su produttività e competitività del nostro paese – dalle polemiche sulle dichiarazioni di Sergio Marchionne al dibattito suscitato dal recente intervento del governatore Mario Draghi ad Ancona – si tende a rimuovere un elemento di fondo. Il fatto è che a partire dalla seconda metà degli anni Settanta la riduzione dell’economia italiana a quei settori e a quei modelli organizzativi che ancora la caratterizzano – il made in Italy e la piccola impresa – è stata contrabbandata…

Gianfranco Fini ha chiesto le dimissioni di Silvio Berlusconi e l’apertura formale di una crisi di governo, minacciando in caso contrario il ritiro di ministri, viceministri e sottosegretari di Futuro e Libertà. Da vari esponenti dell’opposizione, tuttavia, sono venute reazioni critiche, espresse per lo più con tono di sufficienza, come a dire: beh, tutto qui? Non si capisce che altro avrebbe dovuto dire Fini, per farli contenti. Più che chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio, che doveva fare…

Un manifesto di “persone perbene e intellettualmente oneste”, dice il filosofo Giacomo Marramao. Cioè, non stiamo troppo a pensarci, di destra. Un manifesto firmato da persone che in futuro, quando una nuova fase politica sarà aperta nel paese (e qualche contributo a chiudere quella presente pare che effettivamente Gianfranco Fini voglia darlo), potranno anche trovarsi in disaccordo, uno con Sinistra e libertà e l’altro con Futuro e libertà, ma per il momento partono almeno da “una comune base di valori”. Un incontro, checché ne dicano i firmatari del finiano Manifesto di ottobre, provenienti da sponde politiche distanti e addirittura opposte…

Passano due minuti – quelli sufficienti a pentirsi di non essere daltonico davanti al maglioncino viola da boy scout di sinistra di Matteo Renzi, quelli necessari a farsi una ragione dello show di modernismo percepito rappresentato dai due Mac esibiti come totem sulla scrivania degli organizzatori – per sentire l’espressione “doparie”, seguita (cinque minuti dopo, come da copione) da una dissertazione sulle “linee di crescenza delle città, per riallineare i pianeti in una cosmogonia”. In dodici minuti…

Nel magro dibattito sul concorso notarile prima sospeso e poi annullato è spiccata una dichiarazione di Ignazio La Russa: “Ho scoperto che mio figlio è andato a fare il concorso di notaio senza neanche dirmelo. Mi sono anche arrabbiato con lui”. E si capisce: chi avrebbe mai pensato che il ragazzo fosse così sfacciato da studiare per tanti anni di nascosto dai genitori? Detto questo, salvo augurarsi per la sicurezza di tutti che il nostro vigile ministro della Difesa dedichi alle forze armate un’attenzione maggiore di quella che mostra in famiglia, nessun problema. A stupire è il seguito…

Buttare a mare o rottamare il Pd? Non sorprende che il tema sia sollevato da chi fonda il proprio percorso politico e le proprie prospettive sulla destrutturazione dei partiti e sulla definitiva affermazione, anche a sinistra, del paradigma della personalizzazione della politica e del populismo mediatico. Sorprende invece che a porsi la domanda sia chi ha fieramente e coerentemente avversato questo esito, quando è sembrato prevalere nei primi due anni di vita del Pd…