Cosa si può dire di un segretario di partito che proponga agli avversari un ambizioso progetto di riforme istituzionali, parlando di occasione storica e non esitando ad aggiungere che il fallimento comporterebbe addirittura “rischi per la democrazia”, e che subito dopo affermi, come se niente fosse, che comunque il suo partito si presenterà alle successive elezioni con un’altra proposta di riforma delle istituzioni e della legge elettorale?

In attesa che le principali case finanziarie internazionali diffondano i loro consuntivi, si può già dire con certezza che il 2007 è stato l’anno che ha sconvolto l’assetto della globalizzazione finanziaria che avevamo conosciuto finora. La cosiddetta crisi dei mutui altro non è che la crisi del sistema delle grandi banche globali. E’ ipocrisia, infatti, riferire gli sconquassi finanziari in corso al problema dei mutui “subprime”…

C’è qualcosa che si muove nell’universo della produzione italiana di cinema e televisione. Non sappiamo in quale direzione si voglia andare, non sappiamo a chi gioverà. Per di più, anche gli “addetti ai lavori” pare che non vogliano vedere, sentire, capire. O forse non vogliono parlarne in pubblico. Vediamo di che si tratta. La notizia più eclatante di questi giorni, le intercettazioni telefoniche che coinvolgono…

Finirà così. Finirà che il governo Prodi cadrà, andremo alle elezioni anticipate con l’attuale legge elettorale e Silvio Berlusconi vincerà con una larga maggioranza – se non altro per la divisione degli avversari – ma non potrà nemmeno cominciare a governare, perché Romano Prodi sarà reintegrato a Palazzo Chigi da una sentenza del Tar. Finirà che Clementina Forleo e Luigi de Magistris chiederanno l’arresto dei magistrati che li accusano…

L’ultimo numero della rivista “Filosofia e Questioni Pubbliche” è dedicato a una riflessione sulla cultura politica del Partito democratico. Il volume raccoglie i contributi di diversi filosofi politici italiani, che si interrogano sui possibili riferimenti teorici e culturali del nuovo partito in relazione ad alcuni temi centrali dell’agenda politica interna e internazionale. (questioni di genere, multiculturalismo, scienza e laicità, diritti umani…)

“In Deutschland bleibt die Mitte rot”, che in italiano suona: “In Germania il centro rimane rosso”. E’ lo slogan che, sullo sfondo di una grande bandiera tedesca, campeggia nel manifesto con cui l’Spd ha deciso di rispondere alla svolta centrista impressa da Angela Merkel al congresso di Hannover della Cdu. D’altronde, per il partito che con Schröder aveva rivendicato di essere il “nuovo centro” (un concetto peraltro già espresso…)

Il morale non è certo altissimo a Danasvej 7, nel sobrio stabile in cui da qualche anno si è ritirata la socialdemocrazia danese, per risparmiare quelle risorse che il sindacato confederale LO ha deciso di corrispondere con sempre minore generosità. Esperti, strateghi e “soldati di partito”, come li chiamano, stanno analizzando l’ultima brevissima campagna elettorale giorno per giorno, quasi ora per ora.

Quattro operai sono morti a causa dell’incendio che si è sviluppato mercoledì sera in una grande fabbrica di Torino, appartenente a una delle principali multinazionali del settore, la tedesca ThyssenKrupp. Giornali e telegiornali ne hanno parlato a lungo, com’era giusto fare, con un cospicuo numero di pagine e di servizi, inchieste, interviste. Eppure, nello scrivere i nomi delle quattro vittime, dobbiamo consultare quelle pagine per non sbagliare…

Il consueto editoriale sulla deprimente povertà culturale della politica italiana, sul Corriere della sera, sabato è stato affidato a Dario...

“Tra poche parole è così difficile nascondersi come tra pochi alberi”. Questo è uno degli aforismi, celebrativo del genere, del colombiano Nicolás Gómez Dávila (1913-1994) che ha ispirato il titolo – editoriale – del suo libro appena uscito presso Adelphi (“Tra poche parole”). Si tratta del suo secondo libro pubblicato in italiano; il primo è uscito nel 2001, col titolo “In margine a un testo implicito”. Conosciuto pochissimo…

Nel referendum di domenica scorsa, voluto per aumentare i suoi poteri e soprattutto per ottenere il diritto a ricandidarsi come presidente, Hugo Chávez non ha combattuto contro le multinazionali del petrolio, né contro il governo degli Stati Uniti, né contro la ricchissima aristocrazia del suo paese. Contro questi soggetti Chávez avrebbe probabilmente trovato ancora una volta il favore popolare.